Silent Play. Una passeggiata silenziosa per scoprire i tesori di Potenza


A Potenza “non sempre le cose sono come sembrano”: così dicono gli organizzatori di Silent Play, un esperimento teatrale che ribalta lo sguardo sulla città attraverso una passeggiata silenziosa. Il racconto di Anna De Fazio Siciliano.

Dei luoghi del potentino, in Basilicata, si potrebbero raccontare molte storie. A cominciare da paesini come Abriola, il luogo che custodisce le reliquie di San Valentino, dove non solo tantissimi portano questo nome in onore del santo, ma si continuano a portare avanti tradizioni antiche come quella del caciocavallo podolico, né possiamo non considerare luoghi come Brindisi di Montagna che racchiude la bellezza della grangia certosina dipendente da quella celebre di Padula e che tramanda tra le sue mura medievali le coltivazioni di grani antichi e della lavorazione del miele.

Tantissimi sarebbero i borghi (Brienza, Sant’Angelo le Fratte, Muro, ecc.) che si possono visitare e le esperienze da fare. Ma noi abbiamo scelto di parlare di Potenza, capoluogo di regione dal 1806, e di raccontare di una particolare passeggiata “silenziosa” lungo le sue vie, che tra soste, affacci, “pit stop”, si sofferma sui luoghi artistici, quelli storici e quelli della memoria. A nostro avviso parlare di questo percorso come “immersivo” è anche poco, definirlo “esperienziale” non basta!

Silent play è almeno un esperimento di visual-story telling realizzato a cura del teatro Gommalacca che in questo caso si vuole “mobilitare” come attivatore culturale con l’intento di cambiare, attraverso una percezione nuova, il rapporto che abbiamo (distorto) con la realtà che ci circonda, sulla falsariga di ciò che ha rappresentato il Teatro Francesco Stabile, luogo simbolo di Potenza, che dal 1881 è il posto deputato agli spettacoli e che nel Novecento si prestò anche come rifugio antiaereo.

Il progetto teatrale è ambizioso e nasce con l’obiettivo di rigenerare i luoghi attraverso una narrazione che possa, nel tempo, provare a contrastare lo spopolamento delle aree interne, un fenomeno incontrollabile che da molti decenni sembra ormai delineare il destino di tutto il sud Italia e della Basilicata, in particolare.

Veduta di Potenza. Foto: Basilicata Turistica
Veduta di Potenza. Foto: Basilicata Turistica
Veduta di Potenza. Foto: Basilicata Turistica
Veduta di Potenza. Foto: Basilicata Turistica
Silent Play
Silent Play. Foto: Gommalacca Teatro

Lanciato da pochi mesi, sta già spopolando, e non sorprende, perché alla competenza specifica degli attori professionisti che si esprime con una narrazione e una voce impostata e suadente si pone accanto la spontaneità di suoni e rumori della città, a cui si alternano i versi naïf dei bambini e le storie semplici raccontate dagli anziani talvolta in uno strano dialetto, sulle note di un delicato sottofondo musicale palesemente popolare. Ma non è solo questo a rendere questa passeggiata silenziosa indispensabile, e, lo consigliamo, da farsi prima di altre visite in città o nel territorio.

Il tragitto in silenzio lungo le vie di Potenza è qualcosa di altamente coinvolgente, nonostante ci siano da indossare le cuffie e non sia prevista interazione verbale tra le persone: è molto suggestivo, ovviamente dal sapore teatrale, sognante, ricco di notizie ma soprattutto dirompente perché ciò che consente è proprio cambiare lo sguardo sulla città per vederla, finalmente, con occhi diversi da quelli che normalmente la descrivono come “brutta”.

Perché, se dobbiamo dire la verità, Potenza oggi non è altro che il risultato di un pesante abuso edilizio, un vero scempio perpetrato dopo il potente terremoto del 1980 dell’Irpinia (il più forte in Italia degli ultimi cento anni) che ha sventrato e ingrigito il suo antico centro storico con una ricostruzione che ha previsto l’edificazione di una serie di palazzi tutti uguali, e che è esattamente ciò che ha reso e rende la sua bellezza poco visibile, la sua storia illeggibile senza, appunto, una guida, uno sguardo attento, un racconto diverso. Ma Potenza è stata ben altro prima di quel sisma.

Il teatro si muove in questa direzione per disinnescare il pregiudizio, la superficialità con cui spesso si guardano le cose, attraverso un racconto affascinante e a piccole dosi della vera storia della città. Non a caso il refrain e il nome evocativo della passeggiata è “non sempre le cose sono quelle che sembrano”, secondo ciò che riteneva Fedro, il favolista latino del I secolo, uno schiavo liberato da Augusto.

Potenza, Piazza Prefettura
Potenza, Piazza Prefettura
Torre Guevara
Torre Guevara
Museo Dinu Adamesteanu
Museo Dinu Adamesteanu

Potenza, con il suo groviglio di stretti vicoli, meandri, slarghi e piazzette ha una storia lunga, con ogni probabilità risale al III secolo a.C., quando, a causa di uno spaventoso incendio, gli antichi abitanti nei pressi dell’attuale Vaglio, il luogo più vicino alle rive del fiume Basento e che corrisponde alla periferia dell’odierna Potenza. Presto la città entrò nelle mire dei Romani: via Pretoria, il decumano nel cuore pulsante della città moderna, riporta a quella dominazione, quando divenne prefettura con il nome di Potentia, poco prima di essere saccheggiata dai Visigoti e diventare fino al 1066 contea dei Longobardi che fondarono un castello che adesso non c’è più, la cui unica traccia è la torre Guevara. Del XIII secolo è la Cattedrale dedicata a San Gerardo, il santo patrono che secondo la leggenda inviò nel 1111 una schiera di angeli per terrorizzare i Turchi che avevano preso d’assalto la città (una rievocazione del fatto storico si tiene ogni anno con il nome di “Sfilata dei Turchi”). C’è anche da vedere Portasalza, un borgo nel borgo antico, che ricorda una delle porte della città originaria. Dalla via principale sbuca quasi a sorpresa la chiesa romanica di San Michele Arcangelo, e poco più oltre bisogna visitare il Museo Archeologico Nazionale, dedicato all’archeologo rumeno e scopritore Dinu Adamesteanu, scrigno di culture, reperti e tradizioni susseguitesi dalla colonizzazione greca fino all’età imperiale.

Insomma, assieme ai suoi monumenti moderni, il Teatro Stabile, la piazza Mario Pagano riprogettata da Gae Aulenti, il palazzo dell’Ina di architettura fascista, l’avanguardistico ponte Musmeci, le scale mobili più lunghe d’Europa, Potenza è un crocevia di culture, che non smette di trasformarsi da secoli, da prefettura romana a borgo medievale e in tempi moderni città “verticale”.

Raccontare questo intreccio di epoche in bilico tra passato e futuro, narrarlo nel modo più efficace possibile, coinvolgendo la comunità, senza dimenticare nulla del patrimonio materiale e neppure di quello immateriale, salvare la propria storia per non perdere il senso d’identità: è questo l’esperimento di Gommalacca Teatro, ed è questa la ragione per cui la passeggiata Silent Play ha previsto in poco più di un’ora di tempo tutte le tappe principali del centro storico.

La modalità è silenziosa, il passo lento: solo così si può riscoprire il senso dei luoghi. Solo così, con la vista di un gruppo munito di cuffie, si può “disturbare” il cittadino distratto, solo così lo si può incuriosire, per far veder, anche a chi arriva velocemente nel capoluogo, un’altra città, fuori dal luogo comune, e portarlo lontano. Passeggiando ascoltare una storia per resistere, per guardare una bellezza che altri hanno detto non esserci.


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